Corso di preparazione al parto

6. Prepararsi al parto: dove e come

Per partorire ho scelto l’ospedale perché mi dava più sicurezza sotto tutti i punti di vista.

Decidere dove partorire

Man mano che la gravidanza procede dovrete scegliere dove partorire e con quale modalità.
Questa scelta implica una serie di considerazioni importanti quindi vale la pena di pensarci per tempo, informandosi prima di tutto sulle varie strutture disponibili nella zona dove si intende partorire, parlando anche con il personale qualificato. Abbiamo raccolto di seguito, da future mamme e papà, ostetriche e ginecologi, alcuni tra i più importanti aspetti da valutare per poter fare una scelta quanto più serena e consapevole.

Informazione e consigli

Partorire in Ospedale o in Clinica

Rappresenta la scelta più frequente in Italia e la più sicura.
Gli ospedali sono strutture pubbliche, convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale; sono le strutture più grandi e le più attrezzate per le urgenze di mamma e bambino: si ha il vantaggio di avere l’assistenza di un ginecologo, un’ostetrica e un neonatologo/pediatra 24h su 24h, per tutto il tempo della degenza. In tutto il territorio italiano ci sono strutture di primo, secondo e terzo livello di cura. Più è alto il livello, più è alta la tecnologia presente per far fronte alle situazioni di emergenza o di gravidanze a rischio. In molti ospedali si ha il vantaggio di poter frequentare un corso di preparazione al parto che consente di familiarizzare con la struttura e di arrivare molto più consapevoli a questo lieto evento (vedi Lezione 1 - Mi preparo al parto. Perché). Molte strutture mettono a disposizione anche aree di degenza a pagamento con camere singole anche se molte delle partorienti che abbiamo incontrato ci hanno confessato di avere avuto piacere e conforto a condividere questo momento con altre donne. È vero, da un lato, che l’ospedale è il luogo ove ci si rivolge quando non si sta bene, quando si è malati - e pensando alla gioia della nascita una donna potrebbe sentirsi a disagio all’idea di partorire proprio in ospedale - ma è altrettanto vero che negli ultimi anni la riflessione su parto e nascita ha fatto grandi passi avanti e gli stessi ospedali si sono in gran parte attrezzati per rispondere alla domanda di un parto più umanizzato e sereno: gli ambienti, le procedure, il personale, la presenza dei familiari, la durata stessa del ricovero tendono a restituire alla nascita la sua dimensione di un evento lieto e naturale.

Le cliniche private (in genere di primo e secondo livello) sono invece luoghi forse molto più confortevoli, ma dove sarà tutto o quasi tutto a vostre spese (salate!) non essendo convenzionate, o essendolo solo in parte, con l’SSN. Nella struttura privata verrete seguite dal vostro ginecologo e dal suo team che saranno a vostra disposizione. Sono strutture, tuttavia, non organizzate per gravidanze a rischio o per emergenze: in questi casi fanno sempre riferimento alla struttura ospedaliera più vicina.

Partorire in una casa di maternità

Le case di maternità sono piccole strutture extraospedaliere con caratteristiche di una normale abitazione, in genere gestite da un equipe di ostetriche ed educatrici (con la collaborazione di ginecologi e neonatologi/pediatri) che considerano la gravidanza, il parto e - alcune - anche i primi anni di vita del bambino come eventi fisiologici, portatori di un profondo significato nella vita delle donne e della famiglia. Alcune case svolgono anche corsi di preparazione al parto. L’ambiente è accogliente e familiare e la coppia è libera di muoversi come preferisce. In genere sono ubicate nelle vicinanze di un grande ospedale. L’aspetto degno di nota è il fatto che le case di maternità si occupino della donna in modo globale: nel corso della gravidanza se non prima, durante il travaglio e il parto, nei primi giorni del puerperio ma anche durante il periodo dell’allattamento e della cura del nenonato nei primi mesi di vita. Quindi può rappresentare un punto di riferimento e di sicurezza per la coppia. Non è raro che la casa di maternità abbia anche un’area organizzata come nido. I costi sono a proprio carico; alcune regioni prevedono dei rimborsi da richiedere entro l’ottavo mese di gravidanza.

Partorire in casa

È stato calcolato che in Italia sono circa 1.000-1.500 all’anno le donne che partoriscono in casa. Hanno tra i 30 e i 40 anni, cultura medio-superiore, in genere sono al secondo o al terzo parto.

Quando è possibile
È necessario innanzitutto che la gravidanza sia del tutto normale (fisiologica) senza alcun fattore di rischio (esistono degli schemi per questa valutazione), inoltre la casa deve essere vicina a un Ospedale.
Affinché possa avvenire in condizioni di sicurezza è necessaria un’adeguata assistenza prima, durante e dopo il parto.
È essenziale un’organizzazione ferrea e la decisione va presa con largo anticipo.
Il parto è assistito da una o due ostetriche (la cui conoscenza va fatta molto prima per familiarizzare), le stesse che accompagnano la donna per tutto il percorso nascita. Saranno loro a portare tutto il materiale necessario. Oltre all’ostetrica si può richiedere la presenza di un ginecologo e di un neonatologo/pediatra.

Gli aspetti positivi
Avviene in un ambiente conosciuto e amato in cui si è naturalmente più rilassate.
Consente una maggiore intimità con il partner, con gli altri eventuali figli e/o altre persone care che si desidera vicine.
Si è seguiti dallo stesso medico od ostetrica per tutto il percorso nascita.

Possibili criticità
Esiste sempre la possibilità di complicazioni imprevedibili per la madre o il bambino, nel qual caso si deve ricorrere al trasferimento in ospedale.
L’abitazione deve essere vicina ad un’ospedale.
È una scelta che coinvolge tutti i familiari e che implica un gran scompiglio nelle abitudini. Bisogna pertanto essere ben convinti e disponibili a un impegno che è certamente maggiore rispetto a quello richiesto da un parto in ospedale.
Tutti i costi sono a proprio carico e tra i costi è inclusa la reperibilità delle ostetriche tre settimane prima della nascita e tre settimane dopo. Alcune Regioni (per esempio Emilia Romagna, Piemonte, Lazio e altre) hanno deliberato un rimborso per il parto a domicilio che va richiesto entro l’ottavo mese di gravidanza. Ci sono inoltre delle iniziative autonome a macchia di leopardo delle singole ASL dove le ostetriche del consultorio lavorano anche a domicilio e l’assistenza è gratuita.

Per maggiori informazioni:
Osservatorio per la Libera Professione A.I.O.
Associazione Nazionale Culturale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità

  • Le mamme si raccontano

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Le diverse modalità di partorire

Esistono differenti modi di partorire che dipendono da vari fattori: necessità individuali, gravidanza a rischio, luogo dove si decide di partorire, organizzazione e offerta della struttura sanitaria, emergenze durante il parto etc. Alcune modalità vanno decise in anticipo, per esempio se si vuole partorire in acqua o in anestesia (epidurale) in quanto non tutte le strutture offrono queste possibilità. Pertanto è bene informarsi con un buon anticipo (già dal 2° trimestre) in modo da raccogliere con calma tutti gli elementi utili per riflettere e fare una scelta informata. Di seguito accenniamo ad alcune tra le più frequenti modalità di parto, troverete altre informazioni nella Lezione n. 8 dedicata al travaglio e al parto.

 

Informazioni e consigli

Il parto attivo

Il parto attivo è la modalità oggi più seguita negli ospedali a misura di donna. Ma che cosa significa?
Il parto attivo è il parto in cui la donna viene incoraggiata a muoversi e sperimentare varie posizioni fino a trovare quelle in cui si trova meglio e in cui riesce meglio a gestire il dolore e la fatica. Si differenzia dal parto naturale in cui la donna si affida semplicemente al proprio istinto, senza alcuna preparazione specifica; nel parto attivo la donna arriva preparata grazie al corso di preparazione al parto in cui si insegnano - attraverso il lavoro corporeo - l’ascolto e la gestione delle proprie sensazioni in modo da arrivare al momento del parto più consapevole di tutte le proprie potenzialità. In questo modo la donna è in grado di assumere le posizioni e gli atteggiamenti più idonei a rilassarsi e ad essere parte attiva del meraviglioso evento della nascita di suo figlio.
Nel parto attivo quindi la donna che partorisce non è una figura passiva come succedeva anni fa - che subisce le forze del travaglio e del parto, il dolore e la fatica; il parto attivo prevede che la donna sia la protagonista assoluta e attiva, consapevole della propria esperienza e di cosa sta accadendo, utilizzando tutti gli strumenti e le informazioni che ha potuto apprendere durante Il corso di preparazione al parto. Anche il dolore, in questo modo, assume un significato diverso: non è più fine a se stesso: alcune mamme l’hanno perfino definito “positivo” e “creativo” perché a ogni spinta erano consapevoli di “... dare una mano al proprio bambino a uscire...”, erano in grado di “sentire” questa sintonia con il nascituro, uno sforzo comune verso l’abbraccio della vita. Il parto attivo offre in genere una maggiore possibilità di un parto veloce e senza complicazioni, con minore ricorso ai farmaci e ad interventi di routine (rasatura, episiotomia ecc). Il recupero post-partum è generalmente più rapido e il ricordo che rimarrà indelebile è quello di avere vissuto un’esperienza straordinaria e gratificante.

Il parto pilotato

Se il travaglio inizia spontaneamente ma le contrazioni non si susseguono a un ritmo abbastanza regolare oppure sono troppo deboli, è possibile “pilotare” il parto ovvero correggerne l’andamento con farmaci che facilitino e rafforzino le contrazioni uterine. Il farmaco in questione si chiama occitocina e viene somministrato per via endovenosa. Necessita di un controllo medico rigoroso quindi si è costrette a rimanere a letto per tutta la durata della fase dilatante continuamente monitorate per il controllo delle contrazioni e del battito fetale.
È indicato quando il travaglio si prolunga troppo e la donna perde le forze o quando l’utero – per vari motivi – esaurisce la capacità di contrazione.

Il parto indotto

La durata di una gravidanza viene fissata mediamente sulle 40 settimane, calcolate dalla data del primo giorno dell’ultima mestruazione. Si considera la gravidanza giunta al termine a cominciare dalla 37a settimana + 1 giorno (quindi quando entra nella 38a) e il bambino nato a termine in un’epoca compresa fra la 38a e la 42a settimana. In questo range di tempo il parto viene considerato fisiologico, cioè normale. Quando la gravidanza supera le 40 settimane, la futura mamma viene di norma sottoposta ad alcuni controlli per valutare il benessere suo e del bambino e il corretto andamento della gravidanza, fino a un’epoca in cui si stabilisce di interrompere la gravidanza e indurre il travaglio, variabile da ospedale ad ospedale, a seconda dei differenti protocolli adottati. Per ulteriori informazioni sul parto indotto vi rimandiamo alla Lezione n. 8. Pretravaglio e parto: tutto ciò che c’è da sapere.

Il parto in analgesia (epidurale, spinale)

L’analgesia serve ad annullare la percezione del dolore senza però interferire sullo stato di coscienza: permette, quindi, un parto quasi indolore e in parallelo la partecipazione della partoriente alla nascita del bambino. Le tecniche di analgesia possono essere utilizzate sia durante il travaglio per un parto vaginale sia nel parto cesareo invece di un’anestesia generale. Sono complesse e delicate e richiedono l’intervento di uno specialista anestesista (con cui si avrà un colloquio). In Italia sono decisamente meno diffuse che all’estero. L’analgesia può essere utilizzata in caso di necessità al momento del parto ma può anche essere programmata in anticipo se la paura del dolore è elevata. In questo caso è bene informarsi molto prima del parto se la struttura dove si è deciso di partorire prevede il parto in analgesia. Per ulteriori informazioni sull’anestesia peridurale e sull’anestesia spinale vi rimandiamo alla Lezione n. 8. Pretravaglio e parto: tutto ciò che c’è da sapere.

Il parto cesareo

Il parto cesareo è a tutti gli effetti un intervento chirurgico: consiste nel far nascere il bambino non per via vaginale ma attraverso una incisione nelle pareti dell’addome e dell’utero. I moderni mezzi di indagine oggi consentono spesso non solo di prevedere la necessità di ricorrere al cesareo ma addirittura di programmarlo quando rappresenta la soluzione migliore per evitare i rischi di un parto complicato. Per ulteriori informazioni sul parto cesareo vi rimandiamo alla Lezione n. 8. Pretravaglio e parto: tutto ciò che c’è da sapere.

Il parto in acqua

Alcune strutture, anche ospedaliere, offrono alla donna che lo desideri l’opportunità di vivere il travaglio e di partorire in acqua. In genere vengono utilizzate vasche ovali o rettangolari, più grandi di quelle normali da bagno, simili a quelle per l’idromassaggio dove la donna può sedersi o distendersi completamente.
L’acqua è uno dei componenti principali del nostro corpo quindi è l’elemento più naturale per noi, quello in cui il nascituro si trova immerso nel nostro grembo. L’acqua, esercitando un effetto rilassante su tutto il corpo, aiuta la donna a sopportare meglio il dolore suscitato dalle contrazioni facendole acquisire il giusto distacco e liberandole la mente. Ma l’acqua offre anche altri vantaggi/ benefici, vediamone alcuni:
L’immersione in acqua alleggerisce: il corpo immerso pesa un sesto di quando è a terra, pertanto si allevia il peso del pancione, alleggerendo tutta la zona lombare, i reni e gli altri organi interni.
Muoversi diventa più facile perché in acqua siamo più agili, ci muoviamo con un minor sforzo, e il movimento durante il travaglio è essenziale. In acqua risulta più facile assumere le varie posizioni per spingere.
Il bacino è più mobile nelle sue articolazioni e la discesa del bambino nel canale del parto è più semplice e naturale…
L’acqua calda rilassa la muscolatura di tutto il corpo… Le tensioni si sciolgono, il respiro diventa più profondo e regolare e consente una maggiore ossigenazione. Anche la mente riesce a rilassarsi con maggior facilità, e ciò favorisce il recupero delle energie… Si rilassano anche i muscoli e i tessuti del collo dell’utero, che si dilata più velocemente, e delle strutture che formano il canale del parto, così da rendere più agevole e meno doloroso il passaggio del bambino.
L’acqua ammorbidisce i tessuti e quindi riduce il rischio di lacerazioni durante il parto.
Nascere nell’acqua è benefico anche per il bambino: gli consente di passare con maggiore gradualità dalla vita intrauterina a quella extrauterina.

Per maggiori informazioni sul parto in acqua e sulle strutture che in Italia lo prevedono navigate su partoinacqua.it.

La nascita dolce (parto dolce, metodo Leboyer)

Non si tratta di un modo particolare di partorire bensì di una diversa modalità di accogliere il neonato. Per il bebè nascere vuol dire abbandonare un ambiente protetto e caldo, ed essere proiettato in un ambiente pieno di luce, dove viene assalito da sensazioni nuove molto intense. La nascita è quindi un momento di grande delicatezza anche per il neonato che entra bruscamente nella realtà.
Frédérick Leboyer, un ostetrico francese, ha messo a punto molti anni fa un metodo per fare in modo che questo primo impatto con il mondo esterno sia il più dolce possibile, accogliendo il neonato in modo più affettuoso e dedicato. Più che di una nascita senza violenza, si tratta quindi di un’accoglienza più rispettosa delle sue difficoltà, che gli dia il modo di provare le nuove sensazioni poco alla volta e il più delicatamente possibile. Secondo alcuni studi, il risultato di questa nascita “dolce” è una maggiore serenità del bambino, che nei primi mesi si traduce in una minore facilità al pianto e in una maggiore tranquillità. Questo miglior impatto con la nascita può condizionare positivamente anche lo sviluppo della personalità. Questa tecnica di accoglienza viene praticata in alcuni ospedali italiani ma a tutt’oggi non è ancora così diffusa.

Il parto in ipnosi

L’ipnosi è una tecnica che permette, tramite l'autosuggestione, di raggiungere uno stato di calma come quello che precede il sonno e quindi aiuta ad affrontare parto in modo più rilassato, ma senza perdere coscienza. Durante l’induzione ipnotica si produce nella donna un rilassamento piacevole, una distrazione dell’attenzione, un'aspettativa ottimistica con aumento dell’autostima; introducendo poi adeguate suggestioni per ottenere una alterazione della percezione, il sollievo dal dolore risulterà ancora maggiore fino a diventare totale. La mente razionale si alleggerisce sino a liberarsi delle componenti sociali e ansiose del dolore e si afferma, rafforzandosi, la mente emozionale così da far emergere l’imprinting di quelle conoscenze innate che assecondano fisiologicamente l’espletamento del parto.
Questa tecnica non è disponibile nelle strutture pubbliche ma esistono soprattutto nelle grandi città corsi di preparazione al parto mediante ipnosi gestiti da specialisti che prevedono cicli di 8 o più sedute di un’ora ciascuna a cadenza settimanale, singole o collettive (max 3 pazienti), da frequentare - in genere - negli ultimi due mesi di gestazione. Per maggiori informazioni sul parto in ipnosi: www.ilmiobaby.com.

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La valigia per il parto

L’ideale è preparare la valigia con tutto l’occorrente 2-3 settimane prima della data prevista per il parto, considerato che il giorno tanto atteso può anche anticipare, soprattutto alla prima gravidanza. Ogni ospedale ha un proprio elenco, sia per i documenti sia per l’abbigliamento e i prodotti per l’igiene della mamma e del bambino, che in genere viene dato alle coppie durante il corso di preparazione al parto o direttamente in reparto durante una visita dall’ostetrica. Si raccomanda a tutte le mamme di portare tutti gli esami del sangue, delle urine e le ecografie effettuate durante la gravidanza e il referto del tampone vaginale effettuato alla 36a settimana di gravidanza. È importante ricordarsi il proprio Gruppo Sanguigno. In caso di problemi particolari è opportuno farsi rilasciare un breve certificato dal medico di famiglia o dal proprio ginecologo.

Informazioni e consigli

L'abbigliamento e i prodotti per l’igiene da portare

In realtà sono sufficienti pochi indumenti essenziali che comunque possono variare da ospedale a ospedale e dalla struttura dove intendete partorire. Gli elementi che vi diamo sono di massima, importante è usare il buon senso, essere pratiche e non strafare.

PER LA MAMMA
1 camicia da notte per il parto. Comoda, che non stringa, possibilmente corta (potrebbe arrotolarsi dietro la schiena). Le maniche devono essere larghe, meglio se arrivano al gomito, per misurare più facilmente la pressione.
2 o 3 camicie per la degenza. Sempre comode, di tessuti naturali, con maniche larghe e preferibilmente aperte davanti fino al punto vita, così da facilitare l’allattamento.
Vestaglia e calze: in cotone o in lana.
Pantofole: comode, con tacco basso (e non rumoroso). L’Ospedale Niguarda ad esempio richiede preferibilmente ciabatte con suola di gomma.
2 reggiseni rinforzati, con spalline larghe, coppe in cotone apribili, regolabili per adattarsi alle modificazioni del seno nei primi giorni del puerperio.
Coppette assorbilatte (usa e getta). Non tutti gli ospedali le consigliano. Possono essere utili per evitare che la fuoriuscita di colostro o di latte macchi gli indumenti.
Mutande. Alte, preferibilmente usa e getta, in carta o in rete.
Fascia o pancera dopo parto con chiusura in velcro. Facoltativa dopo il parto vaginale, è utile dopo il taglio cesareo. Anche per la pancera informatevi durante il corso preparto o con l’ostetrica che vi segue perché i consigli variano da ospedale a ospedale.
Assorbenti igienici. Preferibilmente di garza o di cotone. In genere servono solo per la dimissione; nel corso della degenza li fornisce l’ospedale.
Beauty con il necessario per l’igiene personale. Saponetta, spazzolino e dentifricio, spazzola o pettine per i capelli, cosmetici, burrocacao, burro di karité e/o crema alla calendula per la prevenzione delle ragadi. Possono essere utili anche piccoli asciugamami.
1 bottiglia d’acqua, bicchieri, tovaglioli e fazzoletti di carta.

PER IL NEONATO
4-5 cambi: body, tutine in ciniglia o in cotone con maniche lunghe o corte e bavaglino già suddivisi in sacchetti con nome e cognome del bimbo. L’ospedale provvede ai pannolini.
1 cappellino, in cotone, per il momento della nascita.
Calzine, in cotone.
1 asciugamano.
Copertina morbida, per la dimissione.
Salviettine detergenti senza coloranti, conservanti, alcol e profumi per il cambio dei pannolini.

Sono da evitare cremine varie e ciuccio.
Per evitare un attacco di ansia alla dimissione dall’ospedale, è necessario preparare in anticipo quanto sarà indispensabile al rientro.

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Gli acquisti indispensabili per l’arrivo di un bimbo

Man mano che la gravidanza procede dovrete scegliere dove partorire e con quale modalità.
Questa scelta implica una serie di considerazioni importanti quindi vale la pena di pensarci per tempo, informandosi prima di tutto sulle varie strutture disponibili nella zona dove si intende partorire, parlando anche con il personale qualificato. Abbiamo raccolto di seguito, da future mamme e papà, ostetriche e ginecologi, alcuni tra i più importanti aspetti da valutare per poter fare una scelta quanto più serena e consapevole.

Il corredino

Il primo criterio di scelta è privilegiare la qualità e la comodità dei materiali più che l’aspetto estetico.
Tessuti confortevoli, freschi e di fibra naturale devono essere alla base del primo guardaroba.
L’intimo e tutto ciò che è a contatto diretto con la pelle del bebè deve essere in puro cotone (o puro lino) per evitare irritazioni. La lana non va mai messa a contatto diretto con la pelle e in particolar modo nei bambini che nascono con pelle secca e sensibile.
Sono da preferire bottoni a pressione, per evitare graffi involontari.
Appena acquistati i capi, tagliate le etichette che possono provocare irritazioni.
La vestizione deve essere il più possibile semplice e rapida perché il bambino nei primi mesi non ama essere spogliato.
I neonati crescono a vista d’occhio quindi meglio abbondare con le taglie.
Visualizza la scheda - Il corredino: che cosa non deve mancare nelle prime settimane dopo la nascita.

La carrozzina (da 0 a 4/6 mesi)

È sicuramente tra gli acquisti indispensabili ma potete anche farvela prestare da fratelli, sorelle o cugine che hanno avuto figli prima di voi. È utile sia per le prime uscite, sia per le prime nanne.
In commercio esistono moltissimi modelli, alcune anche combinate con il passeggino o convertibili in quest’ultimo, le ruote possono essere grandi o piccole, girevoli o meno…. C’è davvero solo l’imbarazzo della scelta.
La navicella deve essere comoda, spaziosa e sicura in modo: il neonato deve potersi muovere, il fondo deve essere rigido e le sponde laterali sufficientemente alte perché insieme all’imbottitura e al rivestimento esterno creano un ambiente tranquillo per il bèbè. I materiali devono garantire il ricambio dell’aria e far traspirare il bambino in modo adeguato.
La navicella deve essere sfoderabile e il tessuto e l’imbottitura estraibili e lavabili per mantenere la massima igiene.
Il telaio in genere è fatto di ferro o in alluminio, cromato o verniciato con polveri atossiche.

Fasciatoio e vaschetta per il bagno

Anche per l’igiene del bambino esistono un’ampia gamma di soluzioni: sicuramente c’è quella che fa per voi.

Nella scelta dovrete tenere conto soprattutto di alcuni elementi.
Innanzitutto lo spazio che avete a disposizione in casa.
Vaschetta e fasciatoio devono avere un supporto stabile.
Il materassino del fasciatoio deve essere fissato, non semplicemente appoggiato alla struttura di supporto.
Vaschetta e fasciatoio devono essere più o meno alla stessa altezza.
Tutte le superfici del bagnetto e del fasciatoio devono essere lavabili.
Nel caso in cui il mobiletto sia provvisto di fasciatoio ribaltabile e di piani d’appoggio a scomparsa, il piano del fasciatoio deve essere ribaltabile con una mano sola, affinché con l’altra la mamma possa reggere il bebé, appena uscito dalla vaschetta.
Se lo spazio che avete a disposizione è poco potreste anche usare una Tummy Tub, la vaschetta olandese che riproduce la posizione verticale che i bimbi hanno in utero; non tutti i neonati però l’accettano. Ha dimensioni e peso tali da poter essere facilmente appoggiata su qualunque ripiano stabile, in bagno o sul tavolo della cucina.
Se il bagno è piccolo potete anche pensare a un fasciatoio da appendere al muro, con le tasche per le cose che servono per il cambio che si può richiudere quando non lo usate.

Marsupio

Può essere molto utile se la mamma ha l’esigenza di avere le mani libere (in casa, mentre fa la spesa, durante una passeggiata all’aria aperta etc) pur con il bimbo in braccio.
Il marsupio può essere utilizzato fin dai primi mesi di vita.
All’inizio ponete il bebè in modo tale che appoggi il viso verso il vostro petto.
Verso i 4-5 mesi, rivolgete il bimbo verso l’esterno in modo che possa soddisfare le sue prime curiosità verso il mondo.
Quando andate ad acquistarlo tenete conto che:
I marsupi hanno misura unica, quindi è importante che siano dotati di bretelle regolabili.
Il tessuto deve essere lavabile e resistente; le cuciture ben salde, soprattutto nei punti di rinforzo.
La fibbia deve aprirsi e chiudersi facilmente, senza mai consentire aperture accidentali.

Passeggino

Quando lo scegliete fatte attenzione soprattutto a:
apertura/chiusura: deve avvenire con semplicità e facilità (deve semplificarvi la vita)
cinture di sicurezza: devono esserci e funzionare bene
freni: devono bloccare bene anche in discesa, oltre ad essere facilmente raggiungibii dal vostro piede.

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Le domande più frequenti

Molte donne in Italia sarebbero interessate al parto indolore con analgesia ma hanno paura dell’epidurale. Perché?
In Italia si è scritto molto sull’epidurale, si conoscono e si mettono in atto anche delle varianti con diverse possibilità, si è in grado di controllare tutte le situazioni in rapporto alla contrattilità dell’utero, ai parametri biochimici della singola donna in accordo con il benessere fetale. Si è quindi studiato ampiamente moltissimi dati oltre a conoscere bene la tecnica. L’epidurale ben applicata non presenta alcun rischio, non solo: il travaglio, spesso, segue un andamento particolarmente favorevole, perché la donna è meno concentrata sul dolore. L’anestesista, è ovvio, deve essere esperto: se una donna che deve partorire è convinta nello scegliere il metodo indolore con anestesia, il procedimento deve essere perfetto sotto tutti i punti di vista.
Che cosa significa parto attivo?
Durante il parto attivo la donna ha la possibilità di muoversi liberamente durante la prima fase del travaglio e di iniziare le spinte adottando la posizione più comoda: può stare seduta, in piedi, accovacciata oppure carponi. Molti ospedali italiani sono oggi attrezzati con speciali sedute o sedie per il parto e le ostetriche si stanno specializzando per l'assistenza anche in posizioni diverse. Sfruttando la forza di gravità, nella prima fase del travaglio, la dilatazione del collo dell’utero procede più rapidamente e le contrazioni risultano più efficaci. In seguito, quando sarà il momento di spingere, molte donne trovano più comode altre posizioni rispetto a quella supina. La preparazione al parto attivo sta progressivamente entrando in tutte le strutture pubbliche di tutto il territorio nazionale. Consiste essenzialmente in esercizi di respirazione e di stretching e di ginnastica “dolce” ispirata allo yoga che viene insegnata durante Il corso di preparazione al parto (vedi Lezione n. 7: tecniche ed esercizi di preparazione al parto) per rendere la donna più consapevole del proprio corpo e delle proprie potenzialità. Si tratta di esercizi che favoriscono una maggiore elasticità di movimento ed allenano i muscoli del pavimento pelvico alla spinta.
In passato il padre è sempre stato tenuto lontano. Oggi molti assistono al travaglio e al parto. E’ vero?
È vero, le cose sono cambiate negli ultimi anni. Soprattutto tra le nuove generazioni, i papà preferiscono essere presenti in sala parto e alcuni chiedono addirittura di assistere al parto cesareo. Ciò è una cosa positiva, è certamente un segno di progresso. In questo modo l’uomo è reso partecipe e in genere reagisce con un profondo interesse che lo coinvolge emotivamente e genera in lui una nuova maturità. Ciò sarà di sicuro giovamento sia alla forza della coppia sia alla futura educazione del bambino.
Come vive la donna l’esperienza del compagno in sala parto?
Per molte donne è un conforto e una gioia che supera l’immaginazione, altre invece, preferiscono essere da sole o con la mamma o un’amica. Certamente deve essere una scelta voluta e condivisa per essere gradita, dipende anche molto dall’intesa tra i partner; talvolta la donna teme che il marito la veda in una situazione ritenuta “poco sensuale” e che ne rimanga turbato. Altre volte, la donna ha difficoltà a esprimersi perché soffre e nessuno meglio del partner può intuire alcune cose e trasmettere informazioni utilissime al ginecologo o all’ostetrica oppure calmarla e darle un senso di stabilità e fiducia, un punto di riferimento insomma che è partecipe, ma lucido. Nello stesso tempo il partner può essere di aiuto per prendere possibili decisioni, per esempio se praticare l’epidurale per il parto indolore. Per questo è positivo cercare di invitare il padre ad essere partecipe e farlo sentire tale in tutte le fasi della gravidanza, sin dall’inizio, fino al momento del parto. Ascolta la testimonianza di Roberta Galbiati, assistita dal marito in sala parto.
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Nota sul contenuto e i suoi divulgatori: tutto il materiale disponibile nel suddetto corso preparto, le affiliazioni, le strutture ospedaliere e il personale sanitario intervistato, sono stati realizzati e pubblicati nel febbraio 2014, data di produzione dei contributi.