Corso di preparazione al parto

2. La salute nell'attesa

La gravidanza è una condizione straordinaria della vita di una donna a cui bisogna dedicare coccole ma anche particolari attenzioni. Non trascuratela.

Come si cambia in 9 mesi

Durante la gravidanza, settimana per settimana, il corpo della donna subisce profondi cambiamenti. La futura mamma deve soddisfare la domanda sempre crescente di ossigeno e nutrienti da parte del feto e questo comporta un carico di lavoro aggiuntivo per polmoni, cuore e apparato digerente.

Oltre a portare in grembo il bambino, il corpo - mese per mese - deve sostenere la crescita della placenta e l’aumento del liquido amniotico. Nel corso della gravidanza, l’utero accresce le sue dimensioni e preme contro l’intestino e il diaframma; il seno comincia ad ingrossarsi in previsione dell’allattamento mentre il volume del sangue, la ritenzione di liquidi e l’accumulo di grassi aumentano progressivamente. Nel complesso tutti questi cambiamenti determinano un aumento di peso della futura mamma che non dovrebbe superare i 10-15 kg nell’arco dei 9 mesi.

  • Come cambia il corpo in gravidanza

    Una serie di significative infografiche per seguire mese per mese, settimana per settimana lo sviluppo della gravidanza: scoprire come cambia in corpo della donna e le fasi più importanti dello stadio di crescita del feto e del bambino nel corso dei 9 mesi.

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  • Come cambia il corpo in gravidanza - 1 Trimestre

    Durante il 1° TRIMESTRE l’ovulo fecondato dallo spermatozoo si impianta nell’utero della donna e si trasforma in un EMBRIONE. Al termine di questi 3 mesi diventa un piccolo essere umano, con tutti gli organi principali già formati. Il periodo iniziale è il più a rischio. Poiché i suoi organi si stanno formando, il feto è più sensibile a tutti i fattori che potrebbero essere nocivi (farmaci, infezioni, ect). Sebbene dall’esterno non si noti nulla, la donna capisce che qualcosa sta cambiando nel suo corpo e potrà anche avvertire alcuni sintomi (nausea, stanchezza e altri.

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  • Come cambia il corpo in gravidanza - 2 Trimestre

    Il 2° TRIMESTRE è un periodo di crescita e sviluppo incessanti, prima cervello e sistema nervoso, poi rapido accrescimento di corpo, arti e più lentamente testa. Tutti gli apparati del corpo sono formati, ma il feto non è ancora in grado di sopravvivere al di fuori dal grembo materno. La gravidanza comincia a vedersi, in compenso i disturbi del primo trimestre si attenuano fino a sparire. In genere, intorno al 5° mese si riesce ad avvertire il primo movimento del feto ma anche prima per le mamme alla 2° o alla 3° gravidanza.

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  • Come cambia il corpo in gravidanza - 3 Trimestre

    Il 3° TRIMESTRE è un periodo di maturazione e rapida crescita. Alla 40° settimana il feto è in grado di vivere in modo autonomo perché tutti i suoi organi sono formati in modo completo; nella maggior parte dei casi si posiziona già per poter uscire dal canale del parto. Il peso del feto può causare stanchezza e mal di schiena nella madre. Le mammelle cominciano a produrre il primo latte (colostro) con cui la neomamma nutrirà il suo bambino nei giorni immediatamente successivi alla nascita. Se non si ha ancora partorito al termine del trimestre, alla 42° settimana il travaglio viene indotto.

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  • Come cambia il corpo durante la gravidanza, trimestre per trimestre.

    1˚ trimestre - mesi 1-3 / settimane 1-12 2˚ trimestre - mesi 4-6 / settimane 13-26 3˚ trimestre - mesi 7-9 / settimane 27-40

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La postura corretta per star meglio

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Visite ed esami in gravidanza

La gravidanza è una condizione fisiologica e non certo patologica; tuttavia è bene effettuare alcuni esami medici e visite ginecologiche nel corso dei 9 mesi per accertare che tutto stia proseguendo per il meglio, sia per la mamma che per il bambino - come avviene peraltro nella maggior parte dei casi - e per individuare e affrontare il prima possibile eventuali complicanze che possano insorgere.
Non esiste in realtà un accordo unanime sugli esami e su quando effettuare la prima visita ginecologica e quante visite fare, mese per mese, durante la gravidanza; molto dipende da ginecologo a ginecologo, dalla struttura a cui ci si rivolge, dalle necessità e condizioni individuali della donna in attesa, dalla sua età etc.
Può quindi capitare anche che il proprio ginecologo prescriva meno esami rispetto allo specialista di un'amica o una parente in gravidanza; è bene non lasciarsi condizionare, non significa affatto che il proprio medico sia meno bravo o meno attento del collega, ma semplicemente che seguono differenti criteri.

ESAMI IN GRAVIDANZA
Per quanto riguarda le visite e gli accertamenti da eseguire in una gravidanza a basso rischio (cosiddetta gravidanza fisiologica") si ricorda quanto suggerito
- dalle Linee Guida del Ministero ed Istituto Superiore di Sanità 

https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?id=1436

- dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per quanto riguarda le prestazioni previste "esenti ticket", cioè senza costo per la donna in gravidanza

https://www.salute.gov.it/portale/esenzioni/dettaglioContenutiEsenzioni.jsp?lingua=italiano&id=1016&area=esenzioni&menu=vuoto

E' ovviamente compito del medico ginecologo richiedere accertamenti aggiuntivi se lo ritiene indicato

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Controlli ecografici

Che cos'è l'ecografia

Che emozione alla prima ecografia per mamme e papa! Vedere per la prima volta il profilo del proprio bambino è qualcosa che non si può descrivere con le parole, vero mamme?

L’ecografia è una tecnica che consente di valutare gli organi del corpo umano mediante l’utilizzo di ultrasuoni, ovvero di impulsi sonori ad alta frequenza, non percepibili dal nostro orecchio. Questo esame non ha niente a che vedere con le radiazioni e rappresenta proprio per questo da moltissimi anni un’indagine strumentale del tutto esente da rischi, sia per la mamma che per il feto, che ne ha consentito l’ampia diffusione. Il fatto che sia innocua non ne giustifca in ogni caso il ricorso quando non sia il ginecologo a prescriverla. È importante inoltre ricordare che, a fronte dei notevoli miglioramenti tecnologici, l’ecografia mantiene alcuni limiti intrinseci che in taluni casi possono impedire la corretta individuazione di anomalie anche importanti. Un aiuto in questo senso è offerto dalla ecografia tridimensionale o ecografia 3D, di recente introduzione in ostetricia ma di uso ancora limitato in alcune strutture. (Se vuoi saperne di più vai alla domanda: “Come funziona l’ecografia?” )

Perché la si esegue durante la gravidanza?

Le ragioni sono molteplici, cinque le principali. - Leggi tutto
Determinare con precisione, con la prima ecografia, l’età della gravidanza (età gestazionale) e di conseguenza la data presunta del parto con un’approssimazione di qualche giorno.
Accertare, con l’ecografia morfologica, che lo sviluppo del bambino sia nella norma attraverso la verifica di alcuni parametri e misure del feto (per es la circonferenza del cranio e quella addominale, la lunghezza delle ossa lunghe - femore, omero, tibia, ulna - e altri). I valori che si ottengono vengono riportati in un diagramma specifico di crescita intrafetale e confrontati con curve standard in percentili di crescita. In questo modo si ottengono indicazioni precise sullo sviluppo fetale intrauterino nella norma o meno. Dal 5° mese è possibile valutare anche gli organi interni del feto per verificarne la crescita nella norma. Se all’ecografia di routine si rivela una crescita ridotta dei parametri fetali il ginecologo prescriverà un controllo più ravvicinato (dopo 2-3 settimane) per valutare se la crescita, pur ridotta, si mantenga armonica (cioè sul medesimo percentile) oppure mostri un ulteriore rallentamento o un arresto. In ogni caso l’ecografia, supportata da un esame Doppler, consente anche di cogliere indizi utili (profilo bifisico fetale) per stabilire se il feto “piccolo per l’epoca” si trovi in uno stato di benessere oppure no: in tal senso sono indicatori importanti la presenza di movimenti attivi e respiratori, del tono muscolare e di una normale quantità di liquido amniotico.
Verificare la sede dell’inserzione della placenta, la quantità di liquido amniotico ove è immerso il feto e come si presenta il feto.
Spesso l’esame ecografico consente di rivelare anche il sesso del nascituro (se il bimbo è nella posizione giusta); se non desiderate saperlo è bene preavvisare l’ecografista e lo specialista in modo che evitino di comunicarvelo.
Diagnosticare gravidanze gemellari o multiple.
Diagnosticare precocemente alcune complicanze come minaccia di aborto, gravidanza extrauterina, placenta bassa e placenta previa.

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Consulenza genetica e diagnosi prenatale

I nove mesi di attesa per la nascita di un figlio portano curiosità, emozione, eccitazione ma anche molti dubbi e interrogativi: talvolta, infatti, l’entusiasmo è smorzato da timori sulla salute del nascituro. Sebbene – per fortuna – la maggior parte dei bambini nasca sana, rimane una piccola percentuale di casi (2-3%) che è affetto da anomalie congenite: alterazioni determinate prima della nascita (al momento del concepimento o durante lo sviluppo fetale) della struttura di un organo o della sua funzione, che possono compromettere la salute del bambino in misura anche grave. Alcune di queste ultime non sono compatibili con la vita oppure la limitano in modo notevole, altre si possono curare o ritenere trascurabili tanto sono lievi. Oggi la ricerca scientifica ha messo in luce numerosi difetti congeniti, molti dei quali per fortuna rarissimi, tra cui la distrofia muscolare, la sindrome di Down, la fibrosi cistica, la talassemia, le cardiopatie congenite, la spina bifida, l’idrocefalia e altre.
Le cause sono molteplici di natura genetica (anomalie dei cromosomi o di singoli geni), non genetica (di natura materna o “ambientale”, vedi tabella) e per il 60% delle anomalie ancora sconosciute.

Possibili cause non genetiche di anomalie congenite

CAUSE MATERNE (4%) Alcolismo, fumo, diabete, malattie endocrine non curate, fenilchetonuria, denutrizione grave.
CAUSE INFETTIVE (3%) Rosolia, toxoplasmosi, sifilide, varicella, parvovirus, citomegalovirus.
PROBLEMI MECCANICI (2%) Aderenze intrauterine.
ALTRE CAUSE (1%) Farmaci, droghe, sostanze inquinanti, agenti chimici, radiazioni.

La consulenza genetica

La consulenza genetica è un colloquio con uno specialista di Medicina Genetica che serve a valutare se la coppia che attende un figlio presenta sotto il profilo genetico problemi o rischi che possano riflettersi sulla salute del nascituro. Il periodo migliore per richiedere questo colloquio sarebbe in realtà quello pre-concezionale, ancora prima di avere concepito il bebè. Se si è già in attesa di un bambino, è consigliabile programmare al più presto il colloquio con il genetista. È opportuno che entrambi i futuri genitori vi partecipino. Durante l’incontro lo specialista disegnerà l'albero genealogico della famiglia e fornirà informazioni sui test di screening per le malattie genetiche più comuni. Il genetista informa i futuri genitori sulle probabilità che il nascituro sia affetto da un’anomalia genetica, su che cosa comporti sottoporsi a un test genetico in gravidanza e sulle possibilità terapeutiche. Le donne già incinte dovrebbero rivolgersi a un genetista se hanno ottenuto un risultato anomalo nel test prenatale e lo stesso vale per i genitori di bambini affetti da patologie o da difficoltà di apprendimento che potrebbero essere causate da fattori genetici.
I test genetici vengono condotti nelle prime fasi di gravidanza o sul neonato per individuare disturbi che possono essere curati nelle prime fasi della vita, oppure più avanti per monitorare la predisposizione genetica a sviluppare determinate malattie prima che se ne manifestino i sintomi.

I test per la diagnosi prenatale

La diagnosi prenatale si avvale di metodiche non invasive e di alcune, molto specifiche, invasive. Le indagini non invasive comprendono l’ecografia con misurazione nel primo trimestre della plica nucale (translucenza nucale) a cui si aggiunge un esame del sangue, per aumentarne la sensibilità (bitest ultrascreen), che misura alcune proteine ritenute importanti: free b-hCG, PAPP-A, estradiolo e alfa-feto proteina (AFP).
Di recente è stato messo a punto anche un altro test non invasivo, totalmente privo di rischi per il feto e per la madre, disponibile nei centri più all’avanguardia, che analizza il DNA fetale (cromosomi 21, 18. 13, X e Y) circolante nel sangue materno (un esempio è il PrenatalSAFE®). Si tratta di un test molto semplice, che richiede un prelievo di sangue materno alla 10a settimana di gravidanza. Ha un’attentibilità superiore al 99% nel rilevare la trisomia 21 (Sindrome di Down) e la trisomia 13 e del 95% per rilevare la Monosomia X con percentuali di falsi positivi molto basse (inferiori allo 0.1%). (Per maggiori informazioni: www.prenatalsafe.it)

Le metodiche invasive
Da diversi anni sono state messe a punto metodiche molto specifiche che consentono di studiare il cariotipo di un bimbo in utero mediante prelievo di tessuto o di liquidi fetali: le principali sono la “villocentesi” (con cui si ottiene un frammento di villi della placenta), l’amniocentesi (che permette di acquisire un campione di liquido amniotico), più raramente la funicolocentesi (prevede il prelievo di sangue fetale dal cordone ombelicale), e altri test. Queste tecniche comportano un rischio - per quanto basso (0.5-1%) - di eventuale aborto e quindi è prassi comune informare i futuri genitori dei rischi associati a tali indagini e far loro sottoscrivere una dichiarazione di consenso prima di effettuarle. Tutti i tipi di prelievi si eseguono abitualmente in ambulatorio e senza anestesia. La donna può tornare a casa subito dopo l’esame e deve prevedere un riposo di almeno 24 ore.

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Per risolvere i piccoli disturbi

Quasi tutte le donne durante la gravidanza accusano qualche piccolo disturbo fisico legato alle trasformazioni che via via avvengono nel corpo nell’arco dei 9 mesi. Sono “fastidi” con i quali, di solito, si può facilmente imparare a convivere e controllare con la dieta, rimedi naturali e stile di vita corretto indicati dal ginecologo e dall’ostetrica che vi seguono. È importante però conoscerli bene, per capire rapidamente quando diventano un sintomo di una malattia vera e propria.

I più frequenti disturbi durante la gravidanza

Disturbi digestivi Nausea, vomito, scialorrea, singhiozzo
Bruciore di stomaco e reflusso gastroesofageo
Stitichezza
Affezioni del cavo orale e carie dentale
Disturbi venosi e ritenzione idrica Emorroidi
Vene varicose
Varici vulvari
Gonfiori (edema) a viso, mani, caviglie, arti inferiori
Infezioni e perdite Leucorrea gravidica e vaginite
Disturbi del seno Ipersensibilità, gonfiore, secrezioni
Epistassi Emorragia di origine nasale
Malattie da raffreddamento Influenza e raffreddori
Disturbi cutanei e degli annessi Caduta dei capelli
Macchie cutanee (Cloasma gravidico)
Smagliature
Prurito vulvare
Disturbi delle vie urinarie Pollacchiuria, cistite
Dolore Emicrania
Mal di schiena e sciatica
Crampi muscolari
Movimenti fetali troppo violenti (MAF)
Disturbi del sonno e dell’umore Stanchezza, senso di affaticamento, scarsa resistenza allo sforzo fisico
Sonnolenza e repentini sbalzi d’umore
Insonnia
Anemia Pallore, astenia, ipotensione arteriosa, sanguinamento spontaneo, tendenza alle infezioni
Movimenti fetali (MAF) Movimenti fetali molto violenti
Contrazioni uterine Contrazioni dell’utero fisiologiche o patologiche
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Quando la gravidanza è a rischio

Alcune donne, anche in giovane età, possono avere acquisito malattie come l’obesità, il diabete, l’ipertensione, l’epilessia oppure patologie autoimmuni (come asma e allergie) o tiroidee che richiedono una particolare sorveglianza durante la gravidanza. In questi casi è necessario, ancora prima di concepire, parlarne con il proprio ginecologo o fissare una visita presso un centro di patologia della gravidanza. Si potranno così ricevere informazioni personalizzate, preziose e sicure, circa i problemi individuali e i rischi a cui è presumibile che una gravidanza e la nascita di un figlio possa esporre la donna in questione ma non solo; attraverso queste visite si potranno anche avere utili consigli per le possibili modificazioni del poprio stile di vita e, inoltre, rimuovere ansie e paure spesso infondate; di più, gli esperti con cui si verrà in contatto sapranno sicuramente quali esami eseguire oltre a quelli di norma e come ottimizzare l’eventuale terapia in atto, affinché il decorso della gravidanza sia il migliore possibile.

Le complicazioni durante la gravidanza
Altre volte, invece, possono insorgere complicazioni (diabete gestazionale, ipertensione con rischio di preeclampsia, infezioni, sviluppo di intolleranze, gravidanza gemellare, minaccia d’aborto o di parto prematuro, mancata crescita del feto e altre) durante la gravidanza che possono mettere a repentaglio la salute della madre e del nascituro.
Queste patologie non vanno mai sottovalutate ma prontamente riconosciute (in caso di sintomi inconsueti o di dubbi è bene rivolgersi subito al proprio ginecologo) affinché si possa definire la diagnosi e intraprendere in modo tempestivo la cura più adeguata alle necessità individuali.

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Le domande frequenti

È proprio necessario andare dal ginecologo ogni mese?
Se tutto procede bene non è indispensabile andare ogni mese, tuttavia molte mamme ci hanno detto che la visita mensile le fa stare più tranquille e ci sono sempre tante domande da fare: l’incontro con il ginecologo diventa un momento di riferimento per sciogliere qualsiasi dubbio e vivere più serenamente la gravidanza. Come riportato nel Calendario delle Visite e degli esami, si consiglia di routine la prima visita dal ginecologo al 2° mese di gravidanza. Al 3° mese, durante la visita verrà effettuata la 1a ecografia utile per verificare la presenza della gravidanza in utero, il battito cardiaco fetale, e stabilire la corretta datazione della gravidanza e quindi della data presunta del parto.
Che cosa si intende per settimane di amenorrea?
Le settimane di amenorrea (mancanza di mestruazione) esprimono il numero di settimane a partire dal primo giorno delle ultime mestruazioni. Per convenzione infatti la gravidanza si fa partire dall’ultimo ciclo mestruale. Per settimane di gravidanza si intende invece il numero di settimane a partire dal giorno in cui avete concepito il vostro bambino. Perché si fa spesso questa distinzione? Perché gli spermatozoi, dopo un rapporto sessuale, possono vivere fino a cinque giorni nell’accogliente habitat dell'utero: questo significa che il concepimento (il momento in cui siete rimaste incinte) può avvenire anche in un giorno diverso – per quanto vicino – rispetto a quello del rapporto sessuale. In via teorica ci sono 2 settimane di differenza tra le settimane di amenorrea e quelle di gravidanza: questo perché l’ovulazione (e quindi il concepimento) avviene a metà ciclo (considerando un ciclo di lunghezza regolare di 28 giorni) e quindi 14 giorni dopo l’inizio delle perdite mestruali. Ovviamente si tratta solo di un calcolo teorico perché non tutte le donne hanno cicli regolari: alcune ovulano all’inizio o alla fine del ciclo. Sempre come riferimento teorico, una gravidanza a termine dura circa 39 settimane di gravidanza quindi 41 settimane di amenorrea o 280-285 giorni (dieci cicli lunari da 28 giorni).
Alle visite è meglio andare da sole o accompagnate?
Dipende soprattutto da voi e dalle vostre abitudini. Se preferite andare da sole in modo da chiedere tutto ciò che volete senza imbarazzi siete libere di farlo. Potete anche chiedere al futuro papà, alla mamma o a un’amica di accompagnarvi e poi di aspettarvi in sala d’ aspetto. C’è chi invece preferisce affrontare ogni momento insieme al partner, anche la visita, in modo da coinvolgerlo in questa meravigliosa avventura. Alcune dichiarano di sentirsi più sicure con il compagno o marito al proprio fianco anche parlando con il ginecologo. È anche un modo per coinvolgerlo e per condividere le impressioni ed emozioni di entrambi soprattutto al momento dell’ecografia. Secondo l’esperienza delle ostetriche e dei ginecologi coinvolti per questo corso, la presenza del futuro papà, quando partecipativo e consapevole, può essere molto positiva per rassicurare la donna soprattutto quando è particolarmente ansiosa. Inoltre ascoltare in due le informazioni e le indicazioni che vengono fornite assicura una maggiore ricezione e consente ad entrambi di fare domande magari da punti di vista diversi e questo intreccio si rivela costruttivo per la serenità della gravidanza.
Soffro di nausee mattutine. Dovrò rassegnarmi per tutta la gravidanza?
Le nausee appena sveglie interessano 7 donne su 10 e nella maggior parte dei casi cominciano a ridursi verso la fine del primo trimestre per sparire del tutto entro la 14a settimana. Tuttavia, in un numero ridotto di donne, il sintomo continua per tutta la durata della gravidanza. Sebbene non se ne conosca la causa determinante, si ritiene che i bassi livelli di zuccheri nel sangue, l’aumento delle secrezioni biliari e gli accresciuti livelli di estrogeni e ormone hCG possano giocare un ruolo fondamentale.
A che cosa servono gli esami del sangue e delle urine?
Servono entrambi a controllare lo stato di salute generale e quindi affrontare con più serenità la gravidanza anche perché non tutte le donne sono abituate a controllarsi regolarmente con un esame del sangue periodico e quindi è consigliabile fare il punto sui parametri principali di buona salute. L’esame del sangue serve anche per confermare o stabilire se non lo si conosce il proprio gruppo sanguigno, verificare lo stato delle proprie difese immunitarie nei confronti di alcune malattie importanti come la toxoplasmosi, la rosolia, l’HIV, l’epatite C, la sifilide). L’esame delle urine consente di valutare anche la presenza o meno di glucosio (glicosuria) o di proteine (proteinuria). La presenza di uno e dell’altro può essere rispettivamente un campanello d’allarme di diabete e di pre-eclampsia che vanno tenuti sotto controllo dal proprio medico. Senti quanto afferma a questo proposito il Dott. Claudio Crescini, Direttore U.O. Ostetricia e Ginecologia Ospedale di Treviglio (BG), Direttore Dipartimento Materno Infantile.
Perché devo ripetere più volte il test per la toxoplasmosi se non l’ho mai avuta?
La presenza di toxoplasmosi può determinare aborto spontaneo e causare numerose malformazioni fetali. Il suo controllo periodico è davvero raccomandabile anche se non si ha mai avuto l’infezione. I rischi legati ad essa non sono gli stessi nell’arco di tutta la durata della gravidanza. Durante il 1° trimestre è più difficile contrarla ma è molto pericolosa se dovesse capitare, perciò non val la pena di rischiare. Nelle ultime settimane aumenta il rischio di poterla contrarre ma le conseguenze sono meno gravi.
Come funziona l’ecografia?
L’ecografia è una tecnica che sfrutta gli ultrasuoni tra 2 e 18 MHz. L’esame viene condotto premendo sulla pelle con una sonda (trasduttore), che contiene un cristallo che trasmette gli ultrasuoni e un microfono per registrare l’eco di ritorno prodotto dalle onde che rimbalzano su elementi solidi come organi od ossa. Queste immagini vengono elaborate da un computer che produce un’immagine bidimensionale in tempo reale (quella che i futuri genitori vedono durante l’esame) dove i tessuti molli, come le mucose o le aree vuote come gli occhi o le camere del cuore, appaiono neri mentre i tessuti più duri e compatti, come le ossa o i muscoli, appaiono bianchi. Si tratta di una tecnica sicura e indolore utilizzata per i controlli prenatali di routine. Una tecnologia simile, l’ecodoppler, si utilizza per analizzare sostanze in movimento, per esempio il flusso sanguigno nel feto o nella placenta. Recenti progressi tecnologici permettono di costruire immagini ecografiche in 3D o addirittura in 4D del feto sempre attraverso l’utilizzo degli ultrasuoni.
Che cosa può dirci l’ecografia sulla crescita del feto?
L’ecografia può fornire numerose informazioni di base, per esempio, sesso, dimensioni e età del feto, la sua posizione e quella della placenta all’interno dell’utero materno, se la gravidanza è gemellare. L’ecografia può anche rilevare potenziali problemi come la placenta previa o anomalie nella crescita fetale. Muovendo la sonda, l’operatore può indirizzare gli ultrasuoni per ottenere immagini specifiche in grado di fornire informazioni utili.
Quante ecografie servono nei 9 mesi di gravidanza?
In base alle più recenti raccomandazioni del Ministero della Salute, le ecografie importanti – e riconosciute dal Sistema Sanitario Nazionale – sono tre, una per ogni trimestre (vedi Calendario degli esami e delle visite). Se effettuate quando raccomandate dal vostro ginecologo sono in grado di fornire tutte le informazioni utili. Farne di più non ha di per sé alcun valore diagnostico, a meno che – naturalmente – lo specialista che vi segue non ritenga opportuno un monitoraggio più frequente della crescita fetale.
Quando si fa la prima ecografia?
La prima ecografia si effettua in genere nel 3° mese di gravidanza, entro la 12a settimana: questo è infatti il periodo migliore per datare il concepimento e stabilire il termine previsto della gravidanza e quindi la data presunta del parto con una buona approssimazione grazie al calcolo della lunghezza cranio-caudale (CRL) del feto. Ciò è possibile in quanto le dimensioni fetali iniziano a variare da caso a caso solo nella seconda parte della gravidanza. Mani e piedi si possono già osservare così come i fluidi nello stomaco e nella vescica; si vede (e si sente) molto bene anche il cuore che batte. Se si tratta di due o più gemelli (gravidanza multipla) è possibile determinare il numero di sacchi amniotici e di placente.
Che differenza c’è tra un’ecografia classica e un’ecografia 3D o 4D?
L’ecografia classica è bidimensionale (2D) e in termini di affidabilità e accuratezza rimane il metodo di scelta grazie anche alla sua innocuità. L’ecografia tridimensionale (3D) ha un valore diagnostico per il medico solo quando si voglia approfondire un sospetto evidenziato dalla bidimensionale. La stessa considerazione vale per l’ecografia 4D, una tridimensionale in movimento. Consente di vedere il bambino quando si muove e in certe circostanze rende più facile far capire ai futuri genitori eventuali problemi sorti durante la gravidanza, ma non offre dal punto di vista medico ulteriori informazioni. In caso siano i genitori a richiedere di propria iniziativa una eco 3D o 4D (con DVD incluso) l’esame è a pagamento.
Come si ottengono ecografie 3D?
Grazie a particolari macchinari, la moderna tecnologia computerizzata (surface rendering) riesce oggi ad ottenere immagini di un feto tridimensionali e molto dettagliate ottenute combinando tra loro una serie di “scatti” bidimensionali. La terza dimensione – la profondità – utilizzata in questo tipo di esame permette di vedere con maggiore chiarezza la forma del feto. Questo esame, per quanto molto spettacolare, dovrebbe essere utilizzato soltanto in caso di dubbi di anomalie evidenziati dalla ecografia 2D.
Che cosa si intende per ecografia “morfologica”?
È la seconda ecografia prevista dal SSN ed è la più importante della gravidanza. Si esegue in genere tra la 19a e la 22a settimana (5° mese) e permette di esaminare la morfologia fetale ovvero la forma di tutti gli organi, dalla testa ai piedi e di rilevare eventuali anomalie strutturali. Qual è la differenza rispetto alla prima ecografia? La differenza principale è che si è in una fase più avanzata e quindi il feto è cresciuto e i suoi organi sono ormai sviluppati e si vedono meglio. A questo stadio è possibile verificare; per esempio, che il cuore abbia quattro camere, che il battito cardiaco sia regolare e che gli organi interni crescano regolarmente. Poiché il feto si muove spesso, non sempre è possibile effettuare tutti i controlli durante l’esame. L’ecografia morfologica che si esegue di routine è considerata di 1° livello, in caso vi siano sospetti diagnostici, il ginecologo richiederà un’ecografia di 2° livello (che va eseguita in centri specializzati e da personale qualificato) che consente un maggior approfondimento.
Che cosa sono i test di screening per valutare lo sviluppo del feto?
Con questo termine, test di screening, si intendono tutti i test - non invasivi ed invasivi -, che possono essere effettuati nel 3° - 4° mese di gravidanza per valutare lo sviluppo del feto e l’eventuale presenza di anomalie cromosomiche o geniche. Alcune anomalie, infatti, possono essere rilevate con una semplice ecografia, altri richiedono un prelievo di sangue, per misurare i livelli di determinati ormoni o proteine. Quando il rischio è particolarmente alto vengono consigliate analisi più invasive, come la villocentesi al 3° mese oppure l’amniocentesi al 4° mese di gravidanza.
Che cosa si intende per “falso positivo” di un test di screening?
Un “falso positivo” è un risultato che in apparenza indica un alto rischio di presenza di un’anomalia fetale e che invece risulta sano da indagini successive più approfondite.
Dove si eseguono villocentesi e amniocentesi? Sono test dolorosi?
Villocentesi e amniocentesi si eseguono abitualmente in ambulatorio e senza anestesia. Dopo aver fatto sdraiare la donna, il medico crea un campo sterile sul suo addome. Sotto una guida ecografica, inserisce poi un ago, lungo e molto sottile, attraverso la parete addominale e aspira il tessuto richiesto (placenta, liquido amniotico). Il prelievo dura pochi minuti; la donna può recarsi subito a casa dove dovrà rimanere a riposo per almeno 24 ore. Il campione prelevato viene inviato al laboratorio ove i tecnici provvedono a riprodurre le cellule in un numero sufficiente per poter esaminare i cromosomi e l’eventuale presenza di alterazioni. Il dolore provocato dall’inserimento dell’ago è simile a quello di una qualsiasi iniezione; talvolta può capitare che nelle prime ore successive all’esame la donna avverta un dolore sordo, simile a quello delle perdite mestruali: è in genere di lieve entità e scompare da solo. In caso contrario va contattato il proprio ginecologo.
Quando si fa la villocentesi?
La villocentesi è un esame invasivo di diagnosi prenatale che si esegue quando c’è un alto rischio di patologie genetiche o cromosomiche per l’età avanzata della madre (dopo i 35 anni) o storia familiare. La villocentesi viene effettuata durante il terzo mese, tra la 10a e la 12a settimana di gravidanza, più avanti si preferisce praticare l’amniocentesi. La villocentesi consiste in un prelievo di un minuscolo campione di villi coriali (frammenti di tessuto della placenta), introducendo nell’addome della madre un ago lungo e molto sottile; il campione viene sempre prelevato lontano dalla zona di inserzione del cordone ombelicale. Il controllo ecografico garantisce il posizionamento preciso e sicuro dell’ago. Dopo il prelievo, il campione viene inviato in laboratorio dove verrà analizzato. La mamma può tornare a casa e dovrà osservare un periodo di riposo di almeno 24 ore.
Che cos’è e come si esegue l’amniocentesi?
L’amniocentesi è un esame di diagnosi prenatale utile per valutare il rischio di anomalie fetali. L’amniocentesi può essere condotta dalla 15° settimana di gravidanza (di solito la si esegue tra la 15° e la 16° settimana) e in genere la eseguono le donne che presentano un rischio maggiore, rispetto alla media, di dare alla luce un bambino con anomalie genetiche (Sindrome di Down e altre; età della madre > 35 anni; storia familiare). L’esame prevede il prelievo e l’analisi di un campione di liquido amniotico dall’utero. Nell’addome della donna viene inserito un ago molto sottile e lungo, verificandone la corretta posizione con l’aiuto di una sonda ecografica. Il fluido prelevato contiene le cellule della pelle del feto e il materiale genetico che sarà inviato e analizzato in laboratorio. L’amniocentesi è in grado di rilevare in modo preciso il numero di cromosomi delle cellule fetali, oltre al sesso del nascituro. Eseguita in uno stadio più avanzato della gravidanza, l’amniocentesi può confermare la maturità dei polmoni fetali e/o rilevare la presenta di infezioni fetali.
Che rischi comporta l’amniocentesi?
Il prelievo di liquido amniotico, anche se effettuato nelle migliori condizioni di sicurezza e da personale con grande esperienza, comporta un rischio di aborto che si aggira intorno allo 0.5-1% (come per la villocentesi). Per questo la decisione di sottoporsi a questo esame va presa con la massima consapevolezza da parte di entrambi i futuri genitori. Il rischio di aborto spontaneo è maggiore dopo 8-10 giorni dal prelievo e può manifestarsi con dolori, perdite di sangue o di liquido. Se accusate anche uno solo di questi sintomi chiamate immediatamente il vostro ginecologo o andate al pronto soccorso. Non sempre, tuttavia, l’aborto si preannuncia con sintomi.
Amniocentesi e villocentesi sono a pagamento?
Nelle strutture private, entrambe sono a pagamento; nelle strutture pubbliche per le donne di età superiore a trentacinque anni o che abbiano un rischio aumentato di patologie cromosomiche l’esame è gratuito.
Il colloquio con l’anestesista è importante anche se non si fa l’epidurale?
Fare il colloquio può essere utile in qualsiasi caso perché potreste cambiare idea durante il travaglio: in quel caso avere già a disposizione i vostri dati rende tutto più semplice. Lo stesso motivo vale in caso di cesareo d’urgenza: avere già i dati a disposizione facilita le cose. L’anestesista che incontrerete non sarà necessariamente quello che assisterà durante il parto ma è comunque un’occasione per poter chiedere tutto ciò che si desidera in condizioni più lucide di quelle del travaglio in cui sarete più coinvolte. Durante la visita si ricevono informazioni sulle tecniche disponibili nella struttura dove avete deciso di partorire, sarà effettuato un elettrocardiogramma e un prelievo di sangue (se ancora non l’avete fatto) per verificare la capacità di coagulazione del sangue.
A che cosa serve la curva glicemica?
La curva glicemica serve per diagnostica l’eventuale insorgenza, durante la gravidanza di diabete gestazionale. Se questa complicanza viene diagnosticata per tempo e tenuta sotto controllo dal medico, la gravidanza può procedere serenamente e senza alcun rischio né per la mamma né per il nascituro. Il momento più opportuno per eseguire l’esame viene indicato dal ginecologo in base alle necessità individuali della singola mamma. Senti quanto afferma a questo proposito il Dott. Claudio Crescini Direttore U.O. Ostetricia e Ginecologia Ospedale di Treviglio (BG), Direttore Dipartimento Materno Infantile.
Sono Rh negativa: è pericoloso?
In passato l’incompatibilità del fattore Rh tra madre e figlio era effettivamente considerata una complicazione grave della gravidanza. Oggi grazie alla disponibilità di esami e terapie diventati di routine, la situazione è facilmente controllabile. Senti quanto afferma a questo proposito il Dott. Claudio Crescini Direttore U.O. Ostetricia e Ginecologia Ospedale di Treviglio (BG), Direttore Dipartimento Materno Infantile.
Quando si determina il sesso del bambino?
Il sesso è determinato dallo spermatozoo al momento della fecondazione: se esso contiene un cromosoma Y l’embrione sarà maschio, se contiene un cromosoma X sarà femmina.
Come si fa a scoprire il sesso del bambino?
Per chi lo vuole sapere sin dai primi mesi, se l’embrione si trova nella giusta posizione, se chi è esegue l’ecografia è un esperto e se l’ecografo ha un’ottima definizione, il sesso può essere individuato già alla prima ecografia del 1° trimestre (l’embrione deve avere almeno 12 settimane) altrimenti occorre aspettare la 2° ecografia, la morfologica, e sperare sempre che il bambino sia nella posizione adeguata per scoprirlo. Un esito sicuro al 100% è fornito dalle metodiche invasive di diagnosi prenatale, villocentesi e amniocentesi, che analizzano il corredo di cromosomi dell’embrione.
Che cosa si intende per gravidanza extrauterina?
Quando l’embrione non si impianta nella cavità dell’utero ma in altre sedi come per esempio in una tuba (come avviene nella maggior parte dei casi) o addirittura nell’addome. Per ovvi motivi queste gravidanze non possono evolvere e sono pericolose anche per la donna in quanto possono causare gravi emorragie interne.
Quando si può scoprire se si aspettano dei gemelli?
Piuttosto presto. Già durante la prima ecografia del 1° trimestre il ginecologo potrà indicare se il parto è gemellare e se i due embrioni condividono lo stesso sacco amniotico e quindi sono monozigoti.
Movimenti del feto: quando si sentono?
Il primo movimento si avverte in genere intorno alla 18 a-24a settimana di gravidanza, prima dell’ecografia morfologica. Per entrambi i futuri genitori si tratta sicuramente di una tappa fondamentale della gravidanza: il momento in cui per la prima volta si è consapevoli, si ha la prova concreta che una vita cresce dentro la pancia: è un’emozione indescrivibile e indimenticabile. All’inizio è una sorta di “sfarfallio”; le donne alla prima gravidanza possono confondere i primi movimenti con il gorgoglio dello stomaco mentre le mamme alla seconda o terza gravidanza possono avvertirlo prima. Ciò è dovuto sia al fatto che conoscono già la sensazione, sia al fatto che essendo l’utero un po’ più sottile, percepiscono più facilmente anche i piccoli movimenti.
Che cosa sente il feto nel grembo materno?
Il battito cardiaco della madre, i rumori intestinali e respiratori, il fluire del sangue sono tutti suoni udibili dal feto durante la vita intrauterina. Il feto distingue con chiarezza la voce della madre rispetto alle altre (il battito cardiaco rallenta quando la sentono); in parte ciò è dovuto al fatto che la sentono più spesso rispetto alle altre ma anche perché il corpo femminile è un ottimo conduttore di suoni e vibrazioni. I suoni arrivano sia dall’interno sia dall’ambiente esterno. L’effetto calmante della voce materna perdura molto forte anche dopo la nascita.
Qual è la funzione del cordone ombelicale?
Il cordone ombelicale è una sorta di “ancora” del feto; consente al sangue fetale di circolare nella placenta e tornare al feto arricchito di ossigeno e nutrienti. Il feto dipende completamente dal cordone ombelicale per la ricezione di nutrienti e ossigeno ma anche per l’eliminazione di tossine, cataboliti e anidride carbonica. Stimolato dai movimenti del feto il cordone ombelicale gradualmente gira su se stesso: si tratta di un meccanismo di protezione che - insieme al rivestimento gelatinoso del cordone (gelatina di Wharton) - gli impedisce di attorcigliarsi intorno a se stesso.
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Nota sul contenuto e i suoi divulgatori: tutto il materiale disponibile nel suddetto corso preparto, le affiliazioni, le strutture ospedaliere e il personale sanitario intervistato, sono stati realizzati e pubblicati nel febbraio 2014, data di produzione dei contributi.